Ci sono certi Paesi che restano nel cuore più di altri. Non solo per la loro bellezza paesaggistica ma anche per l’accoglienza della popolazione locale. Mauritius è uno di questi. Uno di quei luoghi in cui arrivi con un sorriso a 36 denti e da cui te ne vai con qualche lacrimuccia sul viso.
C’eravamo stati la prima volta nel 2015 e nel corso di questi sette anni non abbiamo fatto altro che sognare di tornarci. Poi la pandemia e qualche vicissitudine familiare ci hanno tenuti lontani per tutto questo tempo, ma tornarci dopo 7 anni e con i bambini (Nicholas di 3 anni e Victoria di 3 mesi) è stata un’esperienza favolosa!
Mauritius è un Paese bellissimo in grado di mettere d’accordo qualsiasi tipo di viaggiatore perché – oltre all’incredibile mare con la barriera corallina – permette di visitare al suo interno posti molto interessanti sia dal punto di vista naturalistico che culturale. Te ne renderai conto leggendo questo post.
Inquadriamola geograficamente, giusto per avere idea della sua ubicazione. L’isola è situata nella parte sudoccidentale dell’oceano Indiano, a circa 900 km dal Madagascar e a 2.000 km dalle coste del continente africano. Insieme a La Réunion e a Rodrigues (quest’ultima facente parte di Mauritius) costituisce l’arcipelago delle Mascarene.
Per raggiungerlo abbiamo volato con Air Mauritius da Roma a Parigi (volo operato da Air France) e poi Parigi-Mauritius. Nicholas e Victoria sono stati bravissimi, hanno praticamente dormito durante tutti e 2 i voli.
Prima di entrare nel vivo del racconto spendo giusto qualche parola sul clima, perché su Instagram @vologratis in tanti ci hanno fatto questa domanda: “qual è il periodo migliore per andare a Mauritius?”. La risposta è: sempre! Le stagioni lì si dividono in due: l’estate (che corrisponde al nostro autunno/inverno) e l’inverno (che corrisponde alla nostra primavera/estate). L’estate è un po’ più umida con temperature massime che si aggirano intorno ai 31 °C e minime sui 23 °C, l’inverno è la stagione secca con temperature massime sui 26 °C e minime che si aggirano sui 19 °C. Noi ci siamo stati una volta durante la loro estate e una volta durante il loro inverno e siamo stati benissimo entrambe le volte. Per saperne di più leggi la mia guida Quando andare a Mauritius.
Entriamo ora nel vivo del viaggio. Di seguito troverai il nostro itinerario dettagliato suddiviso in giorni, con tutte le info su dove alloggiare, cosa vedere e dove mangiare.
VIAGGIO A MAURITIUS: ITINERARIO PER UNA SETTIMANA DA SOGNO
1° e 2° giorno
Alle 5:35 del mattino del 26 agosto abbiamo messo piede sul suolo mauriziano e i nostri cuori hanno di colpo iniziato a sobbalzare dalla gioia.
Ci siamo subito diretti allo Sugar Beach – A Sun Resort, stupendo, in cui eravamo già stati nel 2015. Si trova sulla spiaggia di Flic en Flac, sulla costa Ovest, da cui si ammira quello che viene considerato come il miglior tramonto del Paese. La spiaggia è proprio come quelle esotiche che sono nell’immaginario di tutti: alte palme, mare trasparente dalle mille sfumature di azzurro, spiaggia bianca e fine piena di pezzetti di corallo. E sì, Mauritius è circondato dalla barriera corallina.
Lo Sugar Beach è in stile casa coloniale delle piantagioni da zucchero, ed è perfettamente integrato nell’ambiente circostante facendo vivere gli ospiti in un’atmosfera mauriziana elegante ma allo stesso modo rilassata.
Il primo giorno lo abbiamo trascorso interamente nel resort, tra i suoi curatissimi giardini, le ampie piscine e attività varie che si possono fare, tra cui mangiare nei suoi eccellenti ristoranti e sorseggiare cocktail sia alcolici (a base del pregiato rum di Mauritius) che analcolici. C’è anche un kids club per i più piccoli, campi da tennis, palestra e la spa per i più grandicelli. Di sera abbiamo assistito a uno spettacolo di Sega, la danza tradizionale mauriziana entrata a far parte della lista del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.
Tra le tante cose belle dello Sugar Beach c’è poi la possibilità di spostarsi nell’adiacente resort La Pirogue e usufruire dei suoi servizi, avendo in questo modo un’offerta doppia di attività.
Il secondo giorno abbiamo iniziato a girare l’isola e a visitare i suoi luoghi più importanti perché – come ti dicevo poco fa – Mauritius non è solo mare.
Siamo stati al Grand Bassin (Ganga Talao), il lago vulcanico sacro agli induisti che secondo la religione induista si formò dalla caduta di alcune gocce d’acqua del Gange trasportate sulla testa da Śiva. È un posto molto suggestivo con i suoi templi e le statue tra cui quella di Śiva alta 33 metri.
Colgo l’occasione per spendere due parole su un aspetto della società mauriziana che mi sta molto a cuore, un qualcosa di così bello che dovrebbe fare del Paese africano un esempio per il mondo intero. L’isola è storicamente un mix di popoli e di religioni che convivono in totale armonia tra di loro. È facile trovare la persona di fede cattolica che prega in una moschea, quella di fede musulmana che partecipa ai festeggiamenti induisti, o gli induisti che si ritrovano a festeggiare il Natale con gli amici cattolici. Lì è la normalità. La pace e l’armonia regnano sovrane, e la sensazione di serenità accompagna il viaggiatore per tutta la durata del viaggio.
Torniamo al nostro itinerario. A pochi minuti di auto dal Grand Bassin è possibile ammirare le piantagioni del tè. Distese di verde le cui foglie, una volta essiccate e aromatizzate, saranno pronte per rilasciare il loro sapore nelle teiere di tutto il mondo. Il loro tè per eccellenza è quello alla vaniglia. Per conoscere tutto il processo di lavorazione delle foglie del tè consiglio di visitare Bois Cherie Tea Factory, la prima piantagione di tè a Mauritius rilsalente al 1892.
Abbiamo attraversato il Black River Gorges National Park in cui – per la gioia di Nicholas – abbiamo incontrato le scimmiette,
fino ad arrivare alla cascata di Chamarel, la più alta del Paese con il suo salto di 95 metri,
e alle vicine terre dei 7 colori, con dune composte da terre di 7 colori differenti che non si mescolano tra di loro regalando allo spettatore uno spettacolo indimenticabile. Lì, per la gioia di grandi e piccini, è possibile ammirare anche le tartarughe giganti di cui alcune centenarie. Le terre dei 7 colori lasciano letteralmente a bocca aperta. Questo Paese mette il visitatore in stretto contatto con la natura.
Ti piace il rum? Allora segnati per bene questa tappa: la Rhumerie di Chamarel, in cui è possibile conoscere tutte le fasi di produzione dell’acquavite ottenuta dalla distillazione della melassa della canna da zucchero. Potrai fare una degustazione e acquistare qualche bottiglia da riportare a casa, pronta per essere gustata ogni volta che sentirai la nostalgia di Mauritius. Lì c’è anche un ottimo ristorante.
Il resto della giornata lo abbiamo trascorso allo Sugar Beach in cui non c’è mai modo di annoiarsi.
Cosa importante da sapere, soprattutto per chi viaggia con bambini, è la vicinanza dello Sugar Beach al Casela Natura Park, un parco in cui fare esperienze a contatto con la natura.
3° e 4° giorno
La mattina del 3° giorno abbiamo salutato lo Sugar Beach per trasferisci al The Ravenala Attitude Hotel, sulla costa Nord-Ovest, a pochissimi chilometri dalla capitale Port Louis, tra le Rivière Citron e Turtle Bay.
Un resort che basa tutto sulla sostenibilità ambientale e sociale, il cui obiettivo è quello di creare un turismo sostenibile proteggendo l’ambiente (nel resort non esiste pratica monouso), sostenendo le economie locali e prendendosi cura della comunità. Bar e ristoranti sulla spiaggia (di cui uno di cucina mauriziana), banchetti di street food e il giardino tropicale in cui è immerso, fanno immergere l’ospite nella vera atmosfera locale.
Durante questi giorni abbiamo abbiamo visitato la vivace Port Louis, il secondo centro finanziario dell’Africa dopo Johannesburg.
L’abbiamo visitata con il simpatico tour a piedi Taste Buddies che porta anche ad assaggiare lo street food mauriziano. La cucina risente fortemente delle influenze creole, francesi, indiane e cinesi, speziata ma non eccessivamente, direi molto equilibrata, è piaciuta anche a nostro figlio Nicholas.
Port Louis è una città vibrante e anche un po’ caotica, in cui la modernità del Caudan Waterfront e dei palazzi che ospitano banche e uffici governativi, si fondono alla perfezione con edifici coloniali. Imperdibile una passeggiata per il quartiere cinese, una visita alla Jummah Mosque aperta anche a chi non professa il culto islamico e in cui è facile trovare in preghiera cattolici e induisti, agli antichi edifici governativi, e soprattutto al mercato centrale in cui fare un viaggio tra i colori, i sapori e soprattutto gli odori (nella zona dedicata alla carne e al pesce) dei prodotti tipici dell’isola. Impossibile non acquistare almeno qualche sacchetto di spezie da riportare a casa. A Port Louis scordati la calma delle spiagge e dell’interno del Paese, è piuttosto movimentata e trafficata, ma va assolutamente visitata per comprendere meglio la storia e la cultura di Mauritius.
A una quindicina di chilometri di distanza dalla capitale, e precisamente a Pamplemousses, si trova il The Sir Seewoosagur Ramgoolam Botanic Garden. Il primo giardino botanico tropicale creato nel mondo (progettato nel 1770) che ospita sia piante esotiche che piante tipiche della flora delle mascarene. Si passeggia sotto a un’ottantina di specie diverse di palme, accanto a ninfee giganti e al fior di loto asiatico. Imperdibile.